
Un progetto di paesaggio, di acque, di suolo
Dove oggi c’è una foresta imponente, con un grado di naturalità molto alto, c’era prima un paesaggio agricolo tradizionale, non troppo dissimile da quello che cogliamo oggi, affacciandoci dal belvedere della piazza: un mosaico di campi di grano e oliveti, a morfologia dolcemente ondulata, che copre le fasce pedemontane delle due catene montuose – i Picentini e il gruppo dei Monti Eremita e Marzano - che cingono sui due lati la bella Valle del Sele.
Questo era il paesaggio alla fine del ’700 nell’area dove ora sorge il Parco, e non è affatto immediato pensare che il bosco d’alto fusto che oggi ammiriamo sia interamente una creazione dell’uomo.
L’impianto del nuovo ecosistema forestale fu preceduto da un lavoro sapiente di sistemazione e modellamento delle terre, e di regimazione delle acque. La grande fertilità dei suoli ha fatto il resto.
Rientrano anche nel progetto, come ulteriore elemento di mistero e suggestione, le grotte nella roccia calcarea, frequentate dall’età antica.